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Politica

E chi non vota, non perde mai…

today13/02/2023 38

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La storia di queste elezioni. Due elezioni regionali. Uno scontro a due: il governo da una parte e dall’altra soprattutto il Pd con qualche piccolo satellite intorno. Ma mai forse l’esito fu così scontato sin dalle prime proiezioni, a pochi minuti dalla chiusura delle urne alle ore 15.00. C’era nell’aria un vento che soffiava forte a destra. Luna di miele che dura fin dalle politiche? Risultati di un governo in carica da poco più di cento giorni?  Inconsistenza dell’opposizione, inconsistenza soprattutto del Pd? Colpa anche del M5S che non ha catalizzato gli elettori della sinistra? Oppure responsabilità delle coalizioni di centro che non hanno centrato nessun obiettivo?

Le domande sono tante e queste non certo tutte. Gli elementi della vittoria e della sconfitta elettorale sono molteplici, s’intrecciano e a volte si contraddicono. Ma le cause e le motivazioni contano fino ad un certo punto. Nel mondo delle elezioni quello che conta davvero sono i voti. Qui la destra di governo ha stravinto nelle elezioni locali, anche se quelle di Lombardia e Lazio  sono “relativamente” locali, se si considerano i 12 milioni di elettori totali.

Ma il fatto che queste elezioni siano così ibride, non sposta di un millimetro il risultato.

La destra ha ormai preso saldamente il governo centrale e ora inizia a conquistare altrettanto saldamente quelli locali. E si tratta di un percorso che già vede quindici regioni in mano alle forze di governo.

Ma aldilà della vittoria della destra, che pure per l’Italia è un evento nuovo su cui riflettere a fondo, c’è un altro fenomeno che ai accinge a divenire predominante : l’astensione dal voto.

Questa volta siamo mediamente sopra il 50% con punte prossime al 60%.

Questo è il punto cruciale. Se i 12 milioni diventano 6, le forze che sono minoranza, ma soprattutto quelle che hanno vinto, perdono parecchio del loro peso. E poi, questi sei milioni di astenuti da chi sono rappresentati? Quella che vige in Italia è una democrazia rappresentativa e avere un 50% di cittadini che non sono rappresentati, cosa significa? Si può fare l’ipotesi di una democrazia zoppa?

In questi casi si cercano le cause o talvolta anche i colpevoli di tali fenomeni. E in questo caso sono i partiti che non sanno più soddisfare le esigenze dei cittadini? Oppure quello che dicono e che fanno non sono più attraenti e nemmeno convincenti, tanto da allontanare le persone dal voto?

Oppure tra la gente si va sviluppando una sorta d’incultura che non crede più che la politica serva a risolvere i problemi concreti, fino a chiudersi in un cerchio che esclude appunto la politica, la partecipazione alla democrazia rappresentativa e include solo i propri interessi, i propri egoistici tornaconti, il profitto proprio e per la propria cerchia. Forse aldilà di chi ha vinto e di chi ha perso queste elezioni ci pongono con urgenza il problema di uno scollamento tra politica e cittadini, a cui tutti, istituzioni, partiti e gli individui  dovranno riflettere, ma anche agire concretamente per ristabilire quel patto sociale che è alla base della convivenza del popolo di una nazione

Quanto ai numeri sin dai primi exit poll si dava a Milano Fontana (Dx) oltre al  50% e Majorino (Sx) al 35%. E Roma sembrava  uno specchio con Rocca a 53,70% e D’Amato al 32%. Le proiezioni, da allora fino alle 18.30, hanno sempre visto il centro-destra, sia a Milano che a Roma, in testa, distaccando il candidato del centro-sinistra di una media di 20 punti e in alcuni casi anche di più. Rocca a Roma e Fontana a Milano hanno davvero lasciato indietro D’Amato e Majorino, loro diretti concorrenti, senza mai possibilità di ingaggiare una vera competizione. In queste elezion

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