
Ue, i leader non trovano l’accordo su migrazioni e asilo. Da Budapest e da Varsavia arriva, senza sorprese, lo stop alla ripartizione dei migranti attraverso il meccanismo di solidarietà vincolante.
Sì al rafforzamento dell’industria bellica, bene il processo, da valutare sulla base delle riforme avviate da Kiev, per l’accoglimento dell’Ucraina nell’Unione europea, ma no all’accordo sulle migrazioni e l’asilo.
Sull’argomento in agenda il Consiglio europeo si arena, quindi sulle modalità di ripartizione, in maniera più equa, dei migranti.
A dire no sulla solidarietà vincolante sono state l’Ungheria e la Polonia, che hanno insistito sul principio del consenso e sulla necessità che in materia di immigrazione si legiferi all’unanimità.
Il nuovo Patto è stato approvato a maggioranza qualificata dal Consiglio Affari Interni in Lussemburgo. Ma Varsavia e Budapest sostengono che il tema è troppo delicato e quindi deve essere di competenza di un’assemblea di premier. Ma in questo caso nella votazione finale occorrerebbe l’unanimità che, con il sicuro voto contrario di Orban e Morawieck non si raggiungerà mai.
Il veto che i due Paesi hanno fatto valere, ha dunque indebolito l’accordo, che resta però in piedi e deve essere negoziato con il Parlamento europeo prima che si arrivi ad un testo legislativo conclusivo.
Il primo ministro svedese Ulf Kristersson ribadisce la necessità di agire con urgenza perché non possiamo continuare a vivere in una situazione in cui persone senza permesso viaggino attraverso l’Europa e si ritrovino poi a vivere in condizioni che non sono accettabili. Questo è uno dei punti di vista convergenti, in Europa, in questo momento e dobbiamo assolutamente fare qualcosa al riguardo.
Un accordo comune sembra però ancora lontano. 14 Paesi, tra cui Stati in prima linea come la Grecia e l’Italia, vogliono misure più severe sulla protezione delle frontiere e sulla lotta ai trafficanti di uomini.
Al centro del dibattito anche l’opportunità di esternalizzare le procedure di asilo in Paesi terzi come la Tunisia o l’Egitto.
Nelle prossime ore i leader europei riprenderanno i colloqui su migrazione, economia e sul tema Cina.