
Mentre La Terra é ormai in piena fase di riscaldamento globale, ma anche le temperature locali sono cresciute un po’ dovunque, questa settimana gli scienziati hanno affermato allarmati che i record, sia pur non ufficiali, stabiliti per la temperatura media planetaria, sono un chiaro segno di come gli inquinanti rilasciati dagli esseri umani stiano riscaldando in modo insostenibile l’ambiente. Ma il caldo è solo un modo in cui il pianeta ci sta dicendo che qualcosa è gravemente sbagliato.
Kim Cobb, scienziato del clima alla Brown University ha affermato: Il calore determina il ritmo del nostro clima in tanti modi… ma non è mai solo il caldo.
Barriere coralline morenti, cicloni extra-tropicali più intensi e il fumo degli incendi che ha, per esempio, soffocato gran parte del Nord America quest’estate, sono altri tra i molti segnali del disagio climatico.
Il crescente riscaldamento del nostro pianeta causato in gran parte dall’uso di combustibili fossili – ha affermato Stefan Rahmstorf del Potsdam Institute for Climate Impact Research – non è inaspettato, ma è pericoloso per noi umani e per gli ecosistemi da cui dipendiamo. Dobbiamo fermarlo, in fretta.
Ma ci sono altri recenti primati ed eventi estremi che ci indicano come il cambiamento climatico sia entrato in una fase di cui non conosciamo le possibili interazioni che si potrebbero verificare tra i vari eventi e non riusciamo a prevedere le probabili evoluzioni, perché siamo ormai in una situazione che non si è mai verificata prima.
La maggior parte del pianeta è ricoperta dagli oceani, che hanno assorbito il 90% del recente riscaldamento, causato dai gas come l’anidride carbonica e il metano. Ad aprile, la temperatura globale dell’oceano è salita a 21,1 gradi, fenomeno che è stato attribuito alla combinazione delle emissioni di gas serra e da un precoce formazione di El Nino. I dati recentemente pubblicati dal Copernicus Climate Change Service hanno documentato temperature oceaniche eccezionalmente calde nell’Atlantico settentrionale, con ondate estreme di calore marino vicino all’Irlanda, al Regno Unito e addirittura fin nel Mar Baltico.
Diversi raggruppamenti di nuvole di fumo, provenienti dagli incendi dal nord del Canada, hanno portato a pericolosi livelli di qualità dell’aria nel Nord America orientale. Le alte concentrazioni di fumo degli incendi sono diventati una costante sulla costa occidentale Usa, ma gli scienziati affermano che il cambiamento climatico renderà gli incendi e il conseguente fumo sempre più probabili e intensi e che quindi anche la costa orientale ne vedrà ancora di più.
L’attuale El Nino, il periodo di riscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico, si è formato un mese o due prima del solito, sostituendo La Nina che invece, con il suo raffreddamento delle acque del Pacifico, fungeva da refrigerante per le temperature globali. Ciò significa che El Nino avrà più tempo del solito per rafforzarsi.
L’Organizzazione meteorologica mondiale prevede che esiste una probabilità del 98% che almeno uno dei prossimi cinque anni sarà il più caldo mai registrato, battendo il 2016 quando era presente un El Nino eccezionalmente forte.
Non secondaria l’osservazione che gli scienziati stanno compiendo sul calotta glaciale dell’Antartico, il quale sta riducendo la sua quantità ai minimi storici: un’area quasi quattro volte la superficie del Texas è letteralmente sparita dall’Antartide.