
In tema di politica estera nei confronti dell’Africa, soprattutto quella mediterranea da cui partono gran parte degli immigrati che poi sbarcano sulle coste italiane, la tesi dell’aiutiamoli a casa loro non ha retto la prova dei fatti, o per lo meno non ha ancora iniziato a funzionare, visto l’allarme che lancia l’Unicef. Ora la nostra premier è andata diverse volte, dall’inizio dell’anno, in Africa e non solo in quella mediterranea, facendosi alfiera di quella tesi e riuscendo a trascinare con sé in una di queste missioni anche la presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, e Mark Rutte ministro dei Paesi Bassi . Ma vediamo cosa é andata a fare.
23 gennaio 2023. Meloni va in Algeria dove conclude accordi con il paese, che è ormai il primo fornitore di gas dell’Italia, e con la Libia, dove l’Eni chiude accordi per 8 miliardi di euro per aumentare la produzione interna e le esportazioni del paese nordafricano.
28 Gennaio 2023 – Giorgia Meloni, e i Ministri degli Esteri, Tajani, e dell’Interno, Piantedosi, sono a Tripoli, dove la premier incontra il Primo Ministro del Governo di Unità Nazionale libico, Abdel Hamid al-Dabaiba, e dove firma accordi tra Italia e Libia in tema di cooperazione, energia e flussi migratori.
14 -15 aprile 2023. Meloni è in Etiopia, dove firma un accordo per aumentare il sostegno italiano all’economia etiope, garantendo in tre anni, 40 milioni di euro di sovvenzioni a fondo perduto, e 100 milioni di euro in forma di prestito, con la promessa di aumentare le risorse fino a 200 milioni di euro.
5 giugno – Visita lampo della premier Giorgia Meloni a Tunisi. La presidente del Consiglio incontra il presidente Saied Al centro degli incontri, le relazioni fra Italia e Tunisia, ma soprattutto gli aiuti internazionali e il tema dei flussi migratori
11 giungo – La Meloni torna a Tunisi, a pochi giorni dall’ultimo incontro con le autorità del Paese, e ci torna accompagnata dalla presidente della Commissione europea. L’obiettivo è semplice e assume la forma di un baratto: l’Unione aiuta il Paese africano a evitare il tracollo finanziario (con le conseguenze sociali che potrebbe comportare) e Tunisi allenta la morsa autoritaria con cui ultimamente governa.
Tutti gli accordi, gli affari, i prestiti, le alleanze, da una parte servono all’Italia per garantirsi gas e petrolio di cui il nord-Africa è ricco. Ma dall’altra è un modo di spingere più o meno questi paesi a contenere le partenze di migranti, se non azzerarle del tutto.
Adesso con questo aumento di partenze, che dalla Libia sarebbe addirittura cresciuto del 600%, si sarebbe da pensare che tutte quelle manovre siano state vane. E’ vero che questi sono problemi che non si risolvono in pochi mesi, ma queste cifre fanno spavento. O per lo meno spaventano chi coltiva la pia illusione di aiutarli a casa loro (o nel peggiore di casi di rimandarceli con la forza). Ma non spaventa chi crede che i ventisette paesi dell’Unione Europea, che pure ne hanno assorbiti già parecchi, potrebbero diluirli sulla propria superficie senza grandi sacrifici, e soprattutto qui paesi che soffrono di denatalità, che non trovano forza lavoro e che vedono le proprie terre spopolarsi.