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Ad un mese dall’inizio della crisi, il 7 ottobre, e che ha, fino ad ora, provocato diecimila morti, il premier israeliano Netanyauh avverte che, dopo la fine della guerra contro Hamas, sarà Israele ad avere la responsabilità totale della sicurezza nella Striscia di Gaza per un periodo di tempo indefinito. Ha poi aggiunto che non ci sarà un cessate il fuoco generale a Gaza, senza il rilascio degli ostaggi nelle mani di Hamas, Solo grazie alle pressioni di Biden, ha promesso che concederà piccole pause dei bombardamenti e degli assalti, al fine di consentire l’ingresso di beni umanitari o l’uscita degli ostaggi israeliani, o di altri singoli ostaggi.
Sul campo le forze israeliane avanzano e dopo aver circondato Gaza City, nelle ultime ore sono penetrate all’interno della città sia da Nord che da Sud con l’obiettivo di colpire le alte sfere di Hamas e di esercitare una pressione per smantellare i centri di controllo e prendere il controllo dei tunnel.
Continuano anche gli attacchi aerei in tutta la Striscia, compreso il Sud. Secondo fonti palestinesi, nelle ultime ore si sono verificate esplosioni a Khan Younis, che è a Sud di Gaza e un attacco a Rafah, la località dove sono rifugiate centinaia di migliaia di palestinesi fuggiti dal Nord, dopo che Israele aveva ordinato l’evacuazione da Gaza City. Per quanto riguarda la Cisgiordania, la violenza è aumentata rapidamente dal famigerato 7 ottobre, quando Hamas ha lanciò l’improvviso attacco. Finora il bilancio parla di 1.400 vittime e della scomparsa di oltre 240 persone.
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