Jabalya, la roccaforte di Hamas a Gaza, è in mano agli israeliani

Dopo dieci ore di combattimento le forze israeliane controllano le strade di Gaza e i tunnel. La Brigata Nahal ora ha preso possesso dell’Avamposto 17. Daniel Hagari, portavoce dell’esercito israeliano, ha dichiarato che, a suo dire, ieri circa 50.000 abitanti della Striscia sono fuggiti dalla parte settentrionale della regione. Questo, a suo avviso, è accaduto perché la popolazione palestinese ha capito che Hamas ha perso il controllo del nord e che quindi per loro il sud è più sicuro. Dall’Ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), si stima che 72.000 persone siano fuggite, dall’apertura di un corridoio di evacuazione, già la scorsa domenica.

L’Egitto ieri ha annunciato di essere vicino a chiudere un accordo per una tregua umanitaria a Gaza sulla base di uno scambio che potrebbe prevedere il rilascio di ostaggi israeliani in cambio di detenuti palestinesi. Ma un’intesa che garantisca il rilascio di un gran numero di ostaggi detenuti da Hamas a Gaza appare ancora vaga, nonostante continuino attivamente i negoziati che coinvolgono Stati Uniti, Israele, Qatar e Hamas. L’ipotesi minima su cui si lavora ancora è quella che potrebbe vedere Hamas offrire 12 ostaggi, in cambio  di una pausa umanitaria di tre giorni.

Certo ora con la conquista di Gaza da parte degli israeliani, le cose sono cambiate e il potere di trattativa di Hamas si riduce, anche se i circa duecento ostaggi nelle loro mani sono un notevole strumento di pressione sulle famiglie che a loro volta spingono con forza su Netanyauh per il loro rilascio. Anche se una dichiarazione del premier israeliano sembra gelare ogni speranza.  Ha infatti dichiarato che vuole mettere da parte tutte le voci inutili che si sentono da tutte le direzioni e ripetere una cosa chiara: non ci sarà cessate il fuoco senza il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani