Radio K55
Ultimamente in Italia si fa un gran discutere del disimpegno dei cittadini, non si manifesta più, si sciopera molto poco, gli studenti fanno meno casino, ma soprattutto una grande percentuale degli italiani sempre più non va a votare. Come se il modello democratico della rappresentanza fosse in crisi, e per di più la gente, non avesse nemmeno più fiducia nella protesta fatta in prima persona, nell’esporsi e nell’organizzare il dissenso in cortei, sit-in, scioperi, manifestazioni di piazza.
E invece.
Invece proprio in questi giorni abbiamo l’esempio di due paesi e dei rispettivi popoli che dimostrano il contrario. Stiamo ovviamente parlando della Francia e di Israele. Due paesi diversi tra loro, storie e culture molto poco comparabili, ma due popoli che non hanno accettato le decisioni dei loro governi e hanno mostrato con delle manifestazioni dure, determinate, portate avanti per settimane, senza nessun altro traguardo che quello di far ritirare le leggi, ritenute ingiuste e che comunque non avevano il loro appoggio.
In Francia è la legge sulla riforma restrittiva delle pensioni, che Macron ha voluto far passare senza nemmeno una votazione.
In Israele è la riforma della Giustizia voluta da Netanyahu, che in qualche modo metterebbe sotto il controllo del parlamento (cioè del potere politico) l’attività e le decisioni della Magistratura.
Oggi, quasi come fosse un segno, c’è stato, se non un passo indietro, almeno uno stop dei due leader. Sia pur in modalità differenti, hanno segnato il passo, di fatto hanno preso atto della volontà espressa dai cittadini e, invece di andare dritti nelle loro decisioni, intanto si sono fermati per studiare se c’è un modo di mediare e di mettersi d’accordo.
Potrebbe essere solo una mossa. Comunque, per ora, è una vittoria per tutti coloro che si sono impegnati per giorni e giorni a far sì che le loro ragioni fossero espresse ben chiaramente, ascoltate e potessero addirittura prevalere sulla volontà dei rispettivi leader.
Macron ammette che non si è riusciti a mettersi d’accordo sulle pensioni e prova una strada alternativa: migliorare il potere d’acquisto dei cittadini. Questo potrebbe innescare un raffreddamento della situazione, anche se già si sa che le manifestazioni non finiranno certo oggi.
Il premier israeliano ha informato gli alleati della coalizione di governo che intende sospendere la riforma giudiziaria, convincendo anche il leader di estrema destra Ben Gvir (senza il quale non avrebbe voti per reggere il governo). Semmai ci sarà un esame della contestata riforma alla ripresa dei lavori del Parlamento dopo la Pasqua ebraica. Ma anche gli oppositori del governo israeliano non hanno abbassato la guardia.
Non sappiamo quale esito potranno avere queste tecniche dilazionatorie o compensative dei governi.
Quello che è certo che la popolazione della Francia e di Isreale, hanno concretamente dimostrato come, nei regimi democratici, ancora oggi, la voce di una base convinta e combattiva possa fare sentire e valere la propria voce nell’ambito gioco politico
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