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Esteri

Questo è il ballo del Tik Tok…

today24/03/2023 12

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L’app cinese lanciata nel 2014, oggi fonte della  contesa Cina-Usa, passando per il conflitto russo-ucraino, non tutti sanno che all’inizio, quando era diffusa solo in Cina si chiamava  musical.ly. Nel 2017 la Musical.ly iniziò ad espandersi nel mercato indonesiano e, tempo due mesi un’altra azienda cinese, la ByteDance l’acquistò per circa 750 milioni di euro e a metà 2018 le cambia nome, tipologia di funzionamento e tipo di pubblico e nasce Tik Tok. E qui inizia la sua vera crescita, che la porterà nel 2022 a piazzarsi al sesto posto del ranking dei più importanti social con 1023 miliardi di utenti attivi. Così dopo Facebook al primo posto (2936 mld di utenti), Youtube (con 2476 mld di utenti), WhatsApp ( con 2000 mld di utenti), Instagram (con 1440 mld di utenti) e Wechat (con 1288 mld di utenti) troviamo TikTok, mentre Douyn (come viene chiamato Tik Tok in Cina) è al 10° posto con 613 mld di utenti.

Ma questa dettagliata disanima dei social network  se da una parte ci fa rendere conto del loro peso in questa epoca digitale, dall’altra ci fa capire meglio cosa c’entri con gli Usa, la Cina e il conflitto russo-ucraino.

Martedì 28 febbraio scorso i governi di Canada e Stati Uniti avevano dato seguito ai divieti di utilizzo di TikTok sui dispositivi dei dipendenti governativi. Washington aveva concesso trenta giorni di tempo alle agenzie federali per controllare che i propri impiegati non avessero l’applicazione installata su dispositivi di proprietà governativa. Il timore non proprio conclamato, ma fatto trapelare, senza ombra di dubbio, era che la tecnologia sottostante al social-network fosse in realtà una piattaforma che consentisse di raccogliere dati degli utenti, per campagne di disinformazione ma anche di spionaggio.

La Cina subito, il 1 marzo, controbatteva che il governo statunitense aveva esagerato con il concetto di sicurezza nazionale, abusando del potere dello Stato per reprimere l’attività aziendale di altri Paesi.

Poi i toni si sono progressivamente alzati  ed oggi il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning rivendica che un divieto nei confronti di Tik Tok sarebbe una “persecuzione politica xenofoba” e chiede di smettere di sopprimere irragionevolmente le società cinesi. Intanto nel Congresso Usa si vanno facendo strada le posizioni più radicali di chi chiede di estendere il divieto a qualsiasi app o sito web della ByteDance, la società privata cinese proprietaria di Tik  Tok.

Prima di arrivare a questo scontro c’era chi ipotizzava un acquisto da parte degli americani di Tik Tok dalla ByteDance con tutti i relativi dati. Ma sarebbe stata una strada affatto facile da percorrere. Intanto per il valore che viene stimato in oltre 50 miliardi di dollari. Si tratta di un prezzo che pochissimi, o addirittura nessuno degli attuali competitori è in grado di sostenere. E chi fosse in grado di farlo (Google, Microsoft o Meta) tende ad evitarlo per non finire nelle attenzioni delle norme antitrust Usa.

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