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Esteri

Xi a Mosca: una visita non del tutto disinteressata

today17/03/2023 10

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Ormai è ufficiale. Xi Jinping tra qualche andrà in visita al Cremlino. Da martedì prossimo fino a giovedì incontrerà Putin. La portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, in uno stringatissimo comunicato ha rivelato che “in seguito all’invito del Presidente della Federazione Russa, Xi Jinping  effettuerà una visita di Stato dal 20 al 22 marzo per discutere della cooperazione strategica tra i due Paesi”.

Poche parole per un incontro che era nell’aria e che si dava già per imminente. La motivazione dell’incontro sta tutto in quella “cooperazione strategica” tra Cina e Russia che vuol dire tutto e niente di specifico.

E’ chiaro che questa non sarà una cerimonia, c’è da immaginare che, come accade in questi casi, che le diplomazie di entrambe i Paesi abbiano già lavorato sottotraccia o comunque lontano dai riflettori dei media, per preparare un incontro che potrebbe essere storico. O almeno l’inizio di un processo storico.

Il più importante, se non il primo, problema da trattare sarà la guerra in Ucraina. Come affrontarla? Xi, già ha manifestato la volontà di aiutare la Russia, ma d’altra parte ha ribadito che la pace è importante e che le soluzioni non militari, nei contrasti tra gli Stati, sono da preferire agli scontri armati, soprattutto se questi possono comportare il rischio di implicazioni nucleari.

Jinping è molto interessato allo sviluppo economico e geopolitico della Cina, che però richiede una normalizzazione dei rapporti tra Stati (soprattutto Ue, Usa, India, Russia…), e quindi una relativa tranquillità a livello globale, per favorire cooperazioni e scambi commerciali, e in questa direzione vanno tutti i suoi sforzi.

La cooperazione strategica tra i due paesi, però investe anche la non marginale questione del petrolio e del gas, di cui la Cina ha bisogno per il suo sviluppo.

Dalla parte del gas c’è in piedi l’accordo Power of Siberia 2 che prevede, quando sarà terminato, una fornitura alla Cina di 50 miliardi di metri cubi all’anno. Ma oggi la Russia oggi è ancora priva di strutture per trasportare e vendere in Asia il gas che Europa non acquista più ed è costretta a bruciarlo nei propri impianti.

D’altronde la Cina, come l’Occidente, ha dato, alle sue compagnie operanti in Russia, l’ordine di ritirarsi chiudendo i propri stabilimenti.

Sul versante del petrolio bisogna ricordare che la Cina, con il pretesto di aiutare Mosca, acquista il greggio non più venduto alla Ue, ma ha chiesto e ottenuto uno sconto del 35%.

E non si tratta propriamente di un aiuto…

Per rendersi conto quanto la Russia ci perda, andrebbero valutate le quotazioni aggiornate del greggio (oggi a circa 75 dollari), sottrarre la fetta di mercato occidentale che la Russia ha perso e poi togliere ancora il 35% degli sconti. Sono conti un po’ approssimativi, ma si arriva facilmente a una soglia sotto la quale per i russi praticamente non conviene esportare petrolio.

Qui si capisce come sia Mosca ad aver bisogno della cooperazione di Pechino, anche per evitare quell’isolamento tra i grandi a cui la Russia non è certo abituata, e che in questo momento di crisi, aldilà delle dichiarazioni ufficiali, cerca in tutti i modi di evitare.

Questa superiorità della Cina, potrebbe dare a Jinping la forza per convincere Putin (ma anche Zelensky) a concludere il conflitto con un accordo di pace? Certo ci sono i fattori politico-militari interni alla Russia da considerare e poi altre variabili imprevedibili che si potrebbero presentare sullo scacchiere geopolitico globale. Ma c’è da credere che Xi mercoledì e giovedì farà pesare la pesante superiorità cinese, che potrebbe non dare risultati a breve, ma portare soluzioni più stabili, magari nel medio-lungo termine, come d’altronde si confà alla storica paziente filosofia cinese.

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