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Calzolari (Eui), ‘università europee devono restare un porto sicuro per i talenti globali’

today01/08/2025 - 14:45 4

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Data di pubblicazione: 01/08/2025 alle 14:45

(Adnkronos) – In un mondo attraversato da crisi geopolitiche, instabilità economica e restrizioni alla libertà accademica, l'Europa può ancora rappresentare un punto di riferimento per studenti e studiosi di tutto il mondo? Il professor Giacomo Calzolari, vice-presidente dell'Istituto Universitario Europeo (Eui) di Fiesole e professore di economia, non ha dubbi: la risposta è sì. Ma servono visione, coraggio e politiche adeguate per mantenere e rafforzare questo ruolo. "Oggi più che mai l'Europa può e deve rappresentare un punto di riferimento per chi cerca spazi di libertà accademica, protezione e stabilità", afferma Calzolari in un'intervista all'Adnkronos. "Viviamo in un mondo in cui molte aree geografiche sono segnate da conflitti, repressione o forti restrizioni al pensiero critico. In questo contesto, il modello europeo, basato su diritti, pluralismo e cooperazione, offre un’alternativa credibile. Penso in particolare a ciò che è stato fatto – anche all'Eui – per accogliere studiosi e studenti provenienti da contesti fragili, come l’Ucraina, l’Afghanistan o la Palestina. Il contributo che queste persone portano nei nostri atenei è straordinario: arricchisce la ricerca, stimola il confronto e rafforza il nostro stesso senso di missione". Ma non è tutto semplice. L'Europa, pur con il suo potenziale, si trova oggi a dover affrontare ostacoli importanti. "Nonostante il forte potenziale, l'Europa si confronta con sfide strutturali importanti. Le barriere burocratiche anche degli atenei, i tempi lunghi per visti e permessi, le difficoltà di riconoscimento dei titoli, le barriere linguistiche: sono tutti ostacoli reali per chi vorrebbe venire a studiare o lavorare qui". spiega Calzolari. Il vice-presidente dell'Istituto Universitario Europeo aggiunge: "Il sistema europeo è molto frammentato: non tutti i Paesi o gli atenei sono ugualmente attrattivi o pronti ad accogliere. A ciò si aggiungono sfide culturali e strategiche: spesso i campus europei faticano a essere realmente globali. Rimangono in larga parte orientati verso un pubblico occidentale, mentre si investe ancora troppo poco nelle nuove frontiere della conoscenza, come i Paesi del Sud globale o dell’Est. Per competere con Stati Uniti e Asia nella corsa ai migliori talenti, l’Europa deve imparare a guardare oltre i propri confini tradizionali e proporsi come piattaforma realmente inclusiva e multicentrica. Attualmente l'Europa, dal punto di vista del sistema universitario, si presenta principalmente come un gruppo di sistemi nazionali indipendenti, mentre potrebbe sfruttare la sua origine comune presentandosi come un unico sistema fortemente attrattivo".  Nonostante le criticità, l'Europa conserva importanti leve di attrattività. "La libertà accademica, garantita e protetta, è un pilastro. Il pluralismo intellettuale e la ricchezza dei modelli formativi offrono un ambiente stimolante per chi fa ricerca e insegna – osserva il professor Calzolari – A questo si aggiunge una rete molto solida di programmi di mobilità e cooperazione – Erasmus+, Horizon, Marie Skłodowska-Curie per citarne alcuni – che rendono possibile una vera circolazione delle idee e delle persone. In istituzioni come l'Eui, cerchiamo anche di rafforzare il legame tra ricerca e policy, creando uno spazio in cui il sapere possa dialogare direttamente con le istituzioni e la società. Ed è anche questo, credo, che rende l’Europa attrattiva: il tentativo continuo di coniugare eccellenza e rilevanza".  L’Istituto Europeo, evidenzia Calzolari, "rappresenta un esempio di cosa potrebbe fare l'Europa se si presentasse al mondo come un sistema universitario unico senza confini nazionali. È un potenziale enorme, inespresso che farebbe balzare l'università Europea facendola diventare uno dei principali 'mercati' accademici, di studiosi e studenti, al mondo". Il professor Giacomo Calzolari offre una riflessione sul ruolo più profondo e trasformativo che le università europee possono giocare nel mondo contemporaneo. "Le università europee – spiega il vice-presidente dell'Eui – hanno oggi una responsabilità cruciale: contribuire a ripensare il ruolo della conoscenza in un mondo segnato da incertezza, disuguaglianze e trasformazioni profonde. In questo contesto, l’università può diventare uno spazio privilegiato non solo per produrre sapere, ma per coltivare senso, orientamento e immaginazione collettiva". L'Eui, ad esempio, "si sta posizionando come hub europeo per la co-creazione di modelli sostenibili di società, promuovendo il dialogo tra mondi spesso separati: accademia, istituzioni, società civile. Questo implica superare i confini tradizionali tra discipline e aprirsi a prospettive extra-europee, con l’obiettivo di costruire una conoscenza plurale, riflessiva e capace di generare valore pubblico". "Formare non solo esperti, ma future generazioni di leader, cittadini e professionisti in grado di orientarsi in un mondo complesso è una parte essenziale di questo compito. E significa anche coinvolgere il Sud globale non come beneficiario passivo, ma come partner attivo nei processi di apprendimento e produzione del sapere". "In questo senso, l'Europa – e le sue università – possono proporre un modello 'terzo', che unisca rigore scientifico, apertura e impegno sociale, in un’epoca in cui il valore della educazione superiore e il ruolo degli esperti, spesso messi in discussione oggi, sono più necessari che mai". Una visione europea della conoscenza come bene comune globale: questa, in sintesi, la sfida e la speranza tracciate da Giacomo Calzolari. Una visione che parte dall'Europa, ma guarda molto più lontano. —universitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Scritto da: News News

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