Radio K55
Data di pubblicazione: 04/09/2025 alle 20:23
(Adnkronos) – Non ama la definizione di 'cervello in fuga-cervello di ritorno' Davide Folloni, 38 anni, tra i ricercatori italiani premiati con gli Erc Starting Grant 2025, annunciati oggi dallo European Research Council. Lui, che è partito da Bagnolo in Piano, comune di 9mila anime in provincia di Reggio Emilia, e dopo gli studi tra Parma e Padova ha piantato diverse bandierine nella mappa che traccia la sue rotte scientifiche, spiega di aver messo in valigia semplicemente la sua "curiosità". E' stata quella la bussola che lo ha guidato prima in Danimarca per un anno, e poi – mentre finiva il suo training come psicologo clinico – in Gb dove ha vinto una borsa Wellcome Trust all'università di Oxford per un programma di neuroscienze. Qui è rimasto dal 2014 al 2020, anno clou della pandemia di Covid. "Non ho mai pensato all'esperienza all'estero in sé, o allo stipendio – racconta all'Adnkronos Salute – era più la sfida della domanda scientifica o la passione che respiravo in un determinato posto a guidarmi". Passione che nel 2020 lo porta Oltreoceano. Finito il suo Phd ad Oxford, Folloni riceve infatti un'offerta da New York e qui alla Icahn School of Medicine at Mount Sinai mette le fondamenta degli studi che oggi lo riportano in Italia. Nella Grande Mela lavora come ricercatore affiliato alla Yale University e vince anche un premio dai National Institutes of Health per aprire un laboratorio negli Usa. Con l'arrivo dei fondi Erc sposterà la sua attività a Milano all'università Vita-Salute San Raffaele, "dove ho trovato molta attenzione all'ambito di sviluppo di nuove terapie neuroscientifiche mediche", sottolinea. La molla è "seguire i propri interessi scientifici, che a volte portano fuori e a volte portano indietro. Ci sono opportunità che richiedono anche talvolta dei sacrifici. Con me" nella nuova parentesi lavorativa 'in patria' "vorrei portare un po' di visione internazionale". "Sono sempre stato molto pragmatico – continua – e ho sempre voluto anche comunicare quello che faccio in un modo che sia accessibile alle altre persone. Ma il mio percorso scientifico è partito da una fase abbastanza distante dall'applicabilità ai pazienti". E torna sempre il tema della curiosità, la prima spinta per Folloni: "Da piccolo – ricorda – passavo ore a guardare la gente. Mi incuriosiva un aspetto in particolare: perché ci comportiamo in un certo modo? Perché il nostro comportamento è così simile a quello per esempio di certi animali?". Da una domanda 'filosofica' all'altra, però, il punto di approdo ora è "cercare di rispondere a quelle domande e soprattutto trasformare questa curiosità in un'opportunità per sviluppare nuove terapie in aree in cui ancora non riusciamo a intervenire, fornire una serie di strumenti che possano aiutare chi spera in nuove cure". Sotto la lente di Folloni e del suo team "i circuiti cerebrali dell'umore". Missione: "Capire le sue fluttuazioni, fino ai casi più estremi", quindi depressione e bipolarismo, "capire come questi circuiti nell'interazione con la nostra quotidianità a un certo punto sfuggono di mano". Un tema molto ampio, assicura. Si parla di "mental health, e anche di benessere". Folloni risponde dagli Usa, mentre è impegnato nelle operazioni che a breve lo porteranno a mettere in moto la sua attività scientifica qui a Milano. "Contiamo di iniziare al più presto. Mi trovo adesso a New York, alle prese con tutte quelle questioni pratiche che il dover chiudere anni di vita implica". Quello che più pesa quando si lascia il proprio Paese, spiega, è "il non riuscire ad esserci per le persone a cui teniamo, è uno dei prezzi che paghi. Quindi è sicuramente positivo il fatto che con una macchina potrò raggiungerli in breve tempo. Molte volte quando gli studenti mi chiedono un consiglio, dico loro: tutto dipende da come vedete voi stessi nel futuro. Deve esserci anche questo fattore da considerare, perché la scienza ti dà tanto e ti toglie tanto. E una delle cose da accettare è essere lontani da casa e dagli affetti". I fondi Erc per Folloni rappresentano una nuova opportunità. "Siamo in un momento unico a livello scientifico e tecnologico. Assistiamo a quanto la tecnologia possa fare e non semplicemente a livello di macchine". Intelligenza artificiale significa anche "algoritmi che sono parte della ricerca scientifica. Se i finanziamenti aumentano, col tempo possiamo avere grosse possibilità anche per rispondere a quelle famose domande che muovono la scienza. Un altro problema è che non basta produrre validi scienziati, dottorandi, ricercatori, se quando arrivano al momento di essere indipendenti e stabilizzarsi", per queste menti brillanti "non ci sono più i fondi. Deve esserci un sistema che permetta a chi sceglie questa carriera di avere possibilità e prospettive e svilupparsi in un proprio cammino. E non è detto che in Italia questo non vada bene e in America sia tutto un sogno. Per esempio, una nota altamente positiva dell'Italia è che si può andare all'università a costi accessibili, senza dover fare dei debiti per poter studiare". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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