Radio K55
Data di pubblicazione: 07/05/2025 alle 12:15
(Adnkronos) – E' il peggior scontro tra due potenze nucleari negli ultimi 20 anni quello tra India e Pakistan, tornate oggi a un confronto militare che conferma una tensione in atto da 70 anni. Da quando, nel 1947, i due Paesi vicini e rivali hanno conquistato l'indipendenza, macchiandola poi con numerose guerre e periodi di elevata tensione. La miccia che ha portato all'ultima escalation è stato, lo scorso 22 aprile, l'attacco terroristico contro turisti nel Kashmir indiano costato la vita a 26 persone. Tutte vittime indiane e un nepalese. Un attacco la cui responsabilità è stata dall'India subito attribuita al Pakistan, accusato di sostenere le organizzazioni terroristiche. A ben poco è servita la pronta smentita del Pakistan, con scontri tra i due eserciti lungo il confine e una serie di sanzioni reciproche adottate sia da Nuova Delhi, quanto da Islamabad. Fino a oggi, quando l'India ha compiuto quello che il premier pakistano Sharif ha definito, senza mezzi termini, ''un atto di guerra''. Ovvero missili e colpi d'artiglieria nel Kashmir pakistano che hanno distrutto "nove campi terroristici" e causato la morte di una trentina di persone, tra cui tra cui Maulana Masood Azhar, il leader del gruppo terrorista Jaish-e-Mohammed attivo in Kashmir. Meno di una decina, invece, i cittadini indiani uccisi nella prima risposta di Islamabad alla ''aggressione vigliacca'' indiana e ''cinque gli aerei militari nemici abbattuti''. Numerosi gli appelli della comunità internazionale alla moderazione, a evitare una ulteriore escalation sottolineando l'impotanza della stabilità della regione. Già messa alla prova nel corso della storia, a partire dalla sanguinosa ''partizione'' del 1947. Nella notte tra il 14 e il 15 agosto 1947, infatti, il viceré dell'India, Lord Louis Mountbatten, segnò la fine di due secoli di dominio britannico sul subcontinente indiano. L'ex colonia venne divisa in due stati: l'India (a maggioranza indù) e il Pakistan (a maggioranza musulmana), a sua volta formato da due territori separati da diverse migliaia di chilometri. Questa partizione causò una migrazione di massa di circa 15 milioni di persone: i musulmani verso il territorio pakistano, gli indù e i sikh nella direzione opposta. Un evento che causò una serie di violenze e conflitti tra comunità religiose, soprattutto nella regione del Punjab, con circa un milione di vittime. Nell'autunno del 1947 scoppiò la prima guerra indo-pakistana per il controllo del Kashmir. Sia Islamabad, sia Nuova Delhi rivendicavano la regione e il conflitto e nel 1948 una risoluzione delle Nazioni Unite previde un referendum sull'autodeterminazione, che però rimase lettera morta a causa del rifiuto dell'India. Il primo gennaio 1949 venne dichiarato un cessate il fuoco lungo una "linea di controllo" di 770 chilometri che divideva il Kashmir in due parti: il 37% apparteneva al Pakistan (Azad-Kashmir) e il 63% all'India (Stato di Jammu e Kashmir). Nonostante questo accordo, sia l'India, sia il Pakistan continuano a rivendicare la sovranità sull'intero territorio. Il 1965 e il 1971 hanno visto India e Pakistan protagonisti di nuove guerre. Tra l'agosto e il settembre del 1965 il conflitto si riaccese con l'intrusione nel Kashmir indiano di un migliaio di separatisti sostenuti dal Pakistan. La seconda guerra indo-pakistana causò migliaia di morti da entrambe le parti e si concluse con la mediazione sovietica. Un nuovo conflitto esplose all'inizio del 1971, quando il Pakistan inviò le sue truppe nella parte orientale del suo territorio, il Bengala orientale, per reprimere un movimento separatista locale. Il conflitto terminò nove mesi dopo, in seguito all'intervento dell'esercito indiano e a quasi tre milioni di morti, con l'indipendenza di quello che sarebbe diventato il Bangladesh. Verso la fine del 1989 ci fu un'insurrezione separatista in Kashmir. Gli insorti che chiedevano l'indipendenza o l'annessione del Kashmir indiano al Pakistan si scontrarono con l'esercito di Nuova Delhi. Presi di mira dai ribelli, gli indù fuggirono in altre regioni dell'India. In quell'occasione l'India ha ripetutamente accusato il Pakistan di finanziare e addestrare gli insorti, che continuano a combattere contro i circa 500mila soldati indiani schierati nella regione. Sono decine di migliaia i morti, tra militari, ribelli e civili, fino ad oggi. Nel 1999, tra maggio e luglio, è stata la volta del conflitto di Kargil, dal nome dell'omonimo distretto nell'area del Kashmir controllata dall'India. Nuova Delhi accusò Islamabad di aver infiltrato combattenti islamici e soldati pakistani nella sua parte del Kashmir per prendere il controllo del ghiacciaio Siachen, a un'altitudine di oltre cinquemila metri. Feroci combattimenti causarono più di mille morti, in particolare nella regione di Kargil, fino a quando l'India riuscì a respingere le truppe pakistane, riprendendo il controllo delle postazioni occupate. Il primo ottobre del 2001 un attentato suicida colpì l'Assemblea legislativa del Jammu e Kashmir, a Srinagar in India, causando 38 morti. L'India accusò il Pakistan di averlo orchestrato, denunciando un attacco terrorismo. India e Pakistan sono stati sull'orlo di un altro conflitto nella primavera del 2002, mentre nell'aprile del 2003 ripresero i rapporti diplomatici e conclusero un cessate il fuoco, che tuttavia non pose fine alla guerriglia. Nel 2008, una serie di dieci attacchi jihadisti hanno ucciso 195 persone a Mumbai e ne hanno ferite altre 300. Anche questa volta l'India ha incolpato il Pakistan e interrotto il processo di pace avviato quattro anni prima. Il dialogo è ripreso nel 2011 e il primo ministro indiano Narendra Modi ha visitato il Pakistan nel dicembre del 2015. Ma nel 2019 l'India ha effettuato attacchi aerei sul suolo pakistano dopo un attacco in cui sono morti 40 dei suoi paramilitari a Pulwama (Kashmir amministrato dall'India). Il Pakistan ha reagito e abbattuto un aereo indiano. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Scritto da: News News
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