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The song remains the same … o forse no.

today05/04/2024 36 5

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Le notizie di cui parleremo oggi sono due, una di musica e una di psicologia dell’età evolutiva. Sono maturate nello scorso mese di Marzo e hanno un punto di contatto tra loro.
Cominciamo da quella musicale.
Il titolo dell’articolo prende lo spunto da un film documentario che negli ultimi giorni di Marzo è stato proiettato in molte sale di tutta Italia.
“The song remains the same” è infatti un rivoluzionario e ipnotico film concerto che raccoglie le riprese delle elettrizzanti esibizioni dei Led Zeppelin al Madison Square Garden di New York nel 1973”
Così lo presenta il sito di Nexodigital, suo distributore.
Il film a sua volta prende il titolo da una canzone pubblicata lo stesso anno. Il testo della canzone vuole sottolineare come la musica resti, in quanto tale, qualcosa di immutabile. Nonostante nel mondo tutto cambi la musica rimane sempre la stessa. Un invito a rimanere coerenti e fedeli a sé stessi ed alle proprie vocazioni.

Ma c’è chi non la pensa così

A febbraio scorso è morto Ernesto Assante, critico musicale appartenente alla generazione Boomer, nato in quegli anni ’50 in cui la musica Rock cominciava a diffondersi in tutto il mondo.
Autore di eventi, articoli, programmi radiofonici e tv. In conclusione, ha diffuso cultura musicale per tutta la sua esistenza e il rock è stato una delle colonne sonore della sua attività di giornalista, forse la più importante.
Questa generazione di critici musicali comincia a lasciare il posto libero, a cosa e a chi, però, non è chiaro.
Con Assante ha spesso lavorato Gino Castaldo, anche lui critico musicale molto noto, anche lui nato negli anni ’50, anche lui di Napoli esattamente come Assante. Gino Castaldo tiene una rubrica su l’Espresso dal titolo “Gaudenti Note”, da cui svolge la sua opera di osservatore del mondo musicale contemporaneo con articoli settimanali. Essendo anche lui un boomer, uno cresciuto a pane e Rock, inevitabilmente opera continui confronti tra l’allora e l’adesso.
A titolo di esempio ecco di seguito alcuni titoli di suoi articoli seguiti da una sua frase scelta :
1) Dieci cose da fare per salvarci da tutta questa musica spazzatura
“Il livello medio della musica non è mai stato così basso. C’è una spaccatura fragorosa tra un mercato selvaggio e onnivoro che sembra assorbire tutto e un ricercato mondo di musica di qualità che vive ai margini, nobilmente ma silenziosamente”.
2) Altro che popstar nei palasport: i concerti migliori li fa chi ha i capelli bianchi
A proposito dei concerti di Venditti e De Gregori per tutta Italia, Castaldo scrive:
“Ha qualcosa di tenero, romantico, e il successo del tour conferma un vuoto enorme che oggi si percepisce per tutto un mondo della canzone d’autore che è stata assoluta protagonista della nostra storia e oggi fatica addirittura a sopravvivere”.
3) L’industria musicale sta facendo a pezzi i giovani artisti
Citando Mr.Rain:
«Siamo sopraffatti da pressioni che ci rendono schiavi di un sistema che corre troppo veloce: un artista è costretto a pubblicare una canzone dietro l’altra perché sennò finisce nel dimenticatoio. Non ha senso»
4) La musica di oggi ha smesso di immaginare il futuro
Citando Lucio Dalla e i suoi amanti sotto il muro di Berlino che concepiscono una bimba che si chiamerà Futura, Castaldo commenta:

“Le canzoni di oggi hanno il sacrosanto diritto di voler essere un prodottino usa e getta da consumare e poi dimenticare rapidamente. Ma non dobbiamo dimenticare mai che le canzoni, volendo, possono essere qualcosa di molto più grande, una scommessa sulla nostra identità, una visione, e perché no anche un indizio su quello che saremo”.

Ma i Boomer possono apprezzare le trasformazioni dell’attualità ?

Domanda difficile. Vero è che un cambiamento tanto radicale della cultura umana nell’intera storia della specie non è mai stato così compresso nel tempo come avvenuto nelle ultime 6 decadi. Chi è nato prima di questo cambiamento è come se appartenesse ad un’altra galassia.
Quindi non sono i boomer quelli a cui poter chiedere di cercare il buono nelle trasformazioni dell’attualità, anche quella musicale. Magari sono in formazione valori nuovi e importanti che ancora non si manifestano ma che altre generazioni dovranno scoprire e sviluppare.
Comunque le osservazioni di Castaldo sono profonde e tra i suoi articoli vale la pena di citarne uno che accenna ad un fenomeno recente che, in quanto a cambiamento culturale, è molto impegnativo.
L’articolo è il seguente: I bambini che ascoltano in streaming stanno influenzando la scena musicale. Ecco la citazione scelta:
“I bambini non fanno più “ooh”, oggi fanno streaming, a manetta, e influenzano in modo consistente il mercato musicale. Detto altrimenti il sistema musicale contemporaneo, per una serie di perverse concatenazioni, dipende fortemente da quello che piace ai bimbi, diciamo dai sei anni in su… “Il coccodrillo come fa” e “Ci sono due liocorni” reggono ormai fino ai tre massimo quattro anni d’età, cinque a esagerare, subito dopo ci sono le canzoni commerciali degli adulti a fare da attrattiva: Tananai e Dargen D’amico, Annalisa e i Pinguini Tattici Nucleari, i bambini li ascoltano, li cantano, chiedono e ottengono di ascoltarli in streaming utilizzando i dispositivi di mamma e papà”.

Un consumatore formidabile !

Parlando dello sport agonistico nell’articolo Agone che passione! abbiamo già introdotto l’idea di un imperialismo adulto che invade con i suoi prodotti sia materiali che culturali l’area protetta del tempo infantile. Un tempo che dovrebbe essere dedicato alla lenta maturazione di facoltà varie e diverse e, per questo, non attraversato da costrizioni spaziali e/o temporali. Lenta, perché lunghissima è la maturazione biofisica e psichica che porta un cucciolo d’uomo a diventare adulto.
Ma da qualche decennio l’industria culturale adulta si è accorta che il bambino è un eccezionale consumatore. Il più sofisticato di tutti, grazie alla sua infinita energia desiderante.

L’immagine dell’infanzia cambia

Partiamo dagli anni ’60. Sull’onda del boom economico si arricchisce progressivamente l’offerta dei prodotti tipici dell’infanzia. Vedi foto sotto :

Intorno agli anni ’80, gradualmente, l’offerta per bambini ha interessato anche quei domini di prodotti classicamente rivolti agli adulti. Per esempio la moda. Vedi foto a destra che esplicitamente rimanda alla trasformazione graduale nella relazione tra genitori e figli. Dove i primi si devono cominciare a proporre come amici e compagni di giochi dei loro figli, piuttosto che come guida adulta, se vogliono rimanere alla moda come genitori.

In seguito, più sofisticata si faceva l’offerta di prodotti per bambini e sempre più i bambini rappresentati diventavano simili agli adulti nelle pose, nelle espressioni, nelle scelte fotografiche. Qui sotto una foto di due bimbi vestiti da marchi di alta moda.

Con un evidente implicazione sessualizzata che precocemente introduce il bambino in una dimensione competitiva adulta. Siamo negli anni 2010. Notare la differenza con l’infanzia rappresentata nella pubblicità degli anni ’60. Manca la dimensione magica, il gesto spontaneo e anche la gioia come fa notare una tesi di laurea (Bambini in Pubblicità) di una studentessa in Scienze della Comunicazione della Sapienza di Roma. Leggiamo alcune sue parole:

“…nel corso dell’analisi sono rimasta sconvolta dalla numerosità di immagini che ritraggono il bambino serio, appena sorridente, o addirittura cupo, con un corpo immobile, chiuso in vestiti ordinati, innaturalmente composti e spesso antifunzionali”.
Dove viene rafforzato esclusivamente l’aspetto adulto del bambino.

Di vero imperialismo si tratta

Dopo il 2010, la storia è ben conosciuta.
L’imperialismo adulto nel mondo dell’infanzia diventa evidente nei servizi che vengono offerti a partire dall’uso di un device come lo smartphone. E’ qui che si scatena la fantasia dell’imprenditore che legge il bambino come facile preda dei suoi servizi. E’ qui che si fa complice il genitore che mette in mano a suo figlio precocemente lo smartphone senza controlli.
Abbiamo già parlato (vedi l’articolo tiktok…tiktok…tiktok) degli ingenti investimenti e dei sofisticati studi che in Cina sono stati fatti per creare una App che rendesse più difficile possibile staccarsi dallo Smartphone. Ci sono pienamente riusciti con TikTok che abbiamo appunto paragonato ad una bomba ad orologeria, per gli effetti che si coglieranno in modo ritardato sulla generazione lasciata sola ad usufruire di queste possibilità. E gli imprenditori americani non sono stati da meno dei cinesi come dimostrano le cause legali che stanno fioccando verso Meta e concorrenti varie per avere danneggiato le nuove generazioni.

La fine del pensiero magico

L’insieme di prodotti e servizi che il mondo adulto progetta e vende al consumatore bambino comporta il silente ingresso nel mondo della competizione adulta e in particolare della competizione di genere. E’ così che un social può arrivare a funzionare come una porta che si chiude sull’infanzia.
Ovvero su quell’età dedicata a sostare nella prossimità della natura sia animale che vegetale e ai suoi misteriosi equilibri. Ma soprattutto a sostare nel pensiero magico. Questo tipo di pensiero è un fenomeno fondamentale dello sviluppo psichico del bambino. Un fenomeno che accompagna per anni il bambino affiancandosi in modo più o meno silente al pensiero logico e razionale proposto dagli adulti. Gradualmente va sullo sfondo durante la crescita ma è sempre presente per sostenere l’enorme senso di vulnerabilità da cui il bambino è abitato durante tutta la sua infanzia e causato dalla sua immaturità costitutiva. In età adulta l’erede del pensiero magico sperimentato nell’infanzia è la capacità di sognare, di credere nelle utopie, di progettare anche ciò che appare impossibile o quasi, di non rassegnarsi di fronte alla concretezza di un ostacolo.
E anche di innamorarsi. Chi non sperimenta il pensiero magico a fondo durante l’infanzia ha difficoltà a innamorarsi da adulto. Può sperimentare il desiderio sessuale e di possesso, ma non l’innamoramento, che necessita infatti di una certa quota di illusione. E’ il pensiero magico che custodisce la capacità di illudersi. Una capacità che svolge un ruolo molto importante nella formazione dei desideri. Ci sarà tempo e modo per ridimensionare le illusioni e accettare le imperfezioni della realtà. Ma per desiderare bisogna anche sapersi illudere, almeno in una certa misura.

Lucignolo

Nell’incontro prematuro con il materialismo consumistico e con la giostra dei social il bambino si confronta con una dimensione competitiva adulta fortemente connotata di concretezza, che lo pone al di fuori dell’esperienza del magico. Dove il criterio dominante è quello dell’utile e dell’utilitaristico ai fini della promozione personale. Già in età prepuberale il proprio corpo si trasforma in un’arena di combattimento da cui non é possibile uscire sconfitti. Un luogo dove regna la misurazione, il numero, l’immagine, il confronto competitivo. Un mero strumento per la ricerca del successo di qualsiasi genere. Prestazionale, sportivo, seduttivo, redditivo (vedi OnlyFans e affini). 
La disposizione del bambino a diventare consumatore di eccellenze in questo paese dei balocchi che gli adulti, come tanti Lucignolo, gli mettono sotto il naso, danneggia la possibilità di maturare nei tempi che la natura gli ha assegnato.
Il risultato è un’epidemia di ansia e disturbi ad essa correlati. Il risultato è la perdita di contatto con il proprio desiderare più intimo a favore di un desiderio fondato sugli stereotipi di massa.

Ecco la notizia di psicologia evolutiva

In un articolo di Marzo scorso di VanityFair che affronta il tema dei disturbi alimentari nei preadolescenti si legge il parere della psicoterapeuta Pamela Pace:
“Stiamo osservando la precocità con cui le bambine entrano in conflitto con lo specchio, con l’immagine del corpo. Se prima iniziavano intorno ai 9-10 anni a dire “ho la pancia”, “ho le cosce grosse”, “devo dimagrire” – e il corpo entrava in gioco anche nel rapporto con il cibo – oggi incontriamo bambine di 6 o 7 anni che già dicono di voler dimagrire perché “hanno la faccia cicciona”…Ai bambini e alle bambine viene dato in mano il cellulare molto presto e i social- con tutta questa insistenza sull’immagine, la cura estetica, la ginnastica – li “bombardano” precocemente”.
Le stime dell’Osservatorio Pollicino fondato dalla Dottoressa Pace, dicono che dal 2021 a oggi, i casi di anoressie prepuberali – ovvero riscontrate tra i 10/11 anni – sono aumentate del 30% e includono gravi problematiche relative all’immagine corporea. Riguardo invece ai Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione la crescita relativa alla fascia d’età fra i 4 e i 10 anni è stata addirittura del 63%.

Ma … e i genitori ?

Una volta che questa migrazione degli interessi infantili nel mondo dei grandi si è compiuta, sono gli stessi bambini che, per rimanere attaccati al “trend”, finiscono per scimmiottare i comportamenti adulti in ogni possibile occasione. Così si spiega la tendenza già da piccoli a rimanere connessi preferendo Tananai a “I sogni son Desideri”.
Ma perché, pur non disponendo di finanze proprie, un bambino si trova ad avere accesso a quelle di mamma e papà in così grande misura? Sulla base di quale meccanismo ciò è possibile ?
Sigmund Freud ne parlò nel 1914, in “Introduzione al Narcisismo”, quando ancora Il Paese dei Balocchi del consumismo sfrenato non si era manifestato. Ma la spiegazione è sempre valida. Va solo attualizzata un secolo dopo. Ovvero, in un’epoca dove, oltre il consumismo, sono fortemente aumentate le tensioni narcisistiche a tutte le età. Ecco le parole di Freud.
“Se consideriamo l’atteggiamento dei genitori particolarmente teneri verso i loro figli, dobbiamo riconoscere che tale atteggiamento è la reviviscenza e la riproduzione del proprio narcisismo al quale i genitori stessi hanno rinunciato da tempo… Si instaura in tal modo una coazione ad attribuire al bambino ogni sorta di perfezioni di cui non esiste indizio alcuno se lo si osserva attentamente nonché a dimenticare e coprire ogni sua manchevolezza… La sorte del bambino deve essere migliore di quella dei genitori: egli non deve essere costretto a subire le necessità di cui la vita è dominata, … le leggi della natura al pari di quelle della società devono essere abrogate in suo favore…. il bambino deve appagare i sogni e i desideri irrealizzati dei genitori….L’amore parentale così commovente e in fondo così infantile, non è altro che il narcisismo dei genitori tornato a nuova vita… “
Con la differenza che il narcisismo genitoriale di oggi non vuole più una sorte migliore per i propri figli ma un loro miglior successo competitivo in cui rispecchiarsi, perché la parola d’ordine del terzo millennio non è felicità ma successo.
Per questo non si può dire no ad un figlio circa i comportamenti di moda, anche se è palese che produrranno una certa quota di infelicità nel bambino. Perché si teme che rimanga indietro rispetto agli altri.

Molto attuale così risulta ancora la frase di Freud:
..Le leggi della natura al pari di quelle della società devono essere abrogate a loro favore…

Io stesso non avrei saputo dire di meglio.
Buon Universo a Tutti.

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Written by: mind_master

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