Radio K55
Data di pubblicazione: 14/06/2025 alle 10:06
(Adnkronos) – "Le vaccinazioni sono fondamentali per i pazienti fragili, cronici e adulti. Le malattie infettive restano una minaccia concreta, spesso sottovalutata. Lo pneumococco può causare polmoniti gravi, lo zoster ha sequele importanti e il virus respiratorio sinciziale è pericoloso per gli anziani fragili. Bisogna allargare la protezione anche a chi ha patologie croniche, indipendentemente dall'età: il diabete o le malattie cardiovascolari aumentano il rischio di complicanze infettive. Prevenire significa evitare malattie, esiti invalidanti, decadimento della qualità di vita e costi diretti e indiretti per il sistema sanitario". Così Tommasa Maio, responsabile della Scuola nazionale di Vaccinologia della Metis-Società scientifica dei medici di medicina generale, in occasione dell'evento formativo 'Strumenti e modelli organizzativi per la gestione efficiente delle campagne vaccinali dell'adulto e anziano nel setting della medicina di famiglia', a Roma. "Il medico di medicina generale ha un ruolo chiave: è il riferimento costante del paziente, conosce la sua storia clinica, il contesto sociale, le fragilità – spiega Maio – Questo permette una prevenzione su misura, quasi sartoriale. Pensiamo a una donna che entra in gravidanza: possiamo proteggerla per la salute del nascituro. O a un giovane splenectomizzato per un incidente che ha nuove necessità vaccinali non legate all’età ma alla sua condizione. Il nostro rapporto continuo con il paziente consente interventi precisi e tempestivi". La situazione, però, non è uniforme in tutte le regioni: "Ogni territorio adotta modelli organizzativi diversi – fa notare l'esperta – In Toscana, ad esempio, i colleghi possono somministrare qualsiasi vaccino senza problemi di fornitura: se arriva un paziente ferito in giardino, possono fargli subito l'antitetanica. In Piemonte, dove lavoro, questo non sempre è possibile. Devo rinviare il paziente o prescrivergli il vaccino da acquistare. Il punto è che non basta coinvolgere i medici di famiglia: bisogna metterli in condizione di operare. Avere i vaccini tempestivamente, con una logistica efficiente, fa la differenza". "Nel 2020, durante il picco della pandemia – ricorda Maio – i medici di famiglia e i pediatri vaccinarono da soli oltre 13 milioni di persone contro l'influenza. Portarono le coperture a livelli che non si vedevano da 10 anni. Questo dimostra che il sistema funziona, se messo in condizione di farlo. Il vaccino è un diritto – conclude l'esperta – Ogni cittadino ha diritto ad essere protetto, senza ostacoli e senza costi aggiuntivi". —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Scritto da: News News
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