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Venezia riscopre Pietro Bellotti nel segno del Seicento

today18/09/2025 - 14:17 2

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Data di pubblicazione: 18/09/2025 alle 14:17

(Adnkronos) – Venezia celebra Pietro Bellotti nel quarto centenario della nascita con una mostra-evento alle Gallerie dell'Accademia: dal 19 settembre 2025 al 18 gennaio 2026, "Stupore, realtà, enigma. Pietro Bellotti e la pittura del Seicento a Venezia" riscopre la figura affascinante e ancora poco nota del pittore bresciano, protagonista della scena artistica veneziana del Seicento. Un'esposizione senza precedenti, la prima dedicata alla pittura seicentesca in laguna dopo oltre sessant'anni, che intreccia arte, filosofia e mistero attraverso più di 50 opere, provenienti da prestigiose collezioni italiane e internazionali. Curata da Francesco Ceretti, Michele Nicolaci e Filippo Piazza, l'esposizione sul bresciano Pietro Bellotti (Roè Volciano, 1625 – Gargnano, 1700), pittore attivo a Venezia per la maggior parte della sua carriera illustra la parabola di questo artista, ancora poco noto al grande pubblico, ma di indubbio fascino, all'interno dello straordinario contesto artistico della pittura lagunare del pieno Seicento. La mostra è, infatti, la prima che la città di Venezia dedica alla pittura del Seicento da più di sessant'anni – dalla storica rassegna del 1959 organizzata a Ca' Pesaro – nonché l'ultima tappa di un percorso intrapreso negli ultimi anni dalle Gallerie dell’Accademia, volto allo studio e alla valorizzazione delle collezioni seicentesche, recentemente riallestite nelle sale al piano terra. Benché oggi poco noto al grande pubblico, Bellotti era molto apprezzato dai contemporanei, che ne ammiravano le doti di resa naturalistica, riconoscendolo vero e proprio maestro nel provocare stupore. Attraverso oltre 50 opere, la rassegna racconta la nascita e lo sviluppo, nella Venezia di metà Seicento, di un nuovo modo di interpretare temi e soggetti propri dell’immaginario barocco, dove la predilezione per iconografie inconsuete si associa a un’acuta osservazione del dato reale. Questo affascinante connubio tra “stupore” e “realtà” sostanzia l’opera di Bellotti, ed emerge in due importanti dipinti a lui riferibili, acquisiti di recente dal Ministero della Cultura per le collezioni delle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Si tratta dell’Autoritratto come allegoria dello Stupore, una sorta di eccentrica presentazione ufficiale del pittore, e dei Popolani all’aperto, prototipo della “pittura di realtà” e capolavoro della scena di genere, entrambi appositamente restaurati in occasione della mostra. Bellotti riesce a reinventare in maniera autonoma temi e iconografie tipicamente secenteschi: soggetti dai contorni spesso eccentrici e stravaganti, quasi sempre arricchiti da implicazioni allegoriche, quando non smaccatamente esoterici e negromantici. Intorno a questi temi, la mostra propone un confronto tra l’opera di Bellotti e quella di pittori coevi che ne influenzarono lo stile e che ne determinarono, anche per contrasto, l’evoluzione artistica, grazie ai prestiti eccezionali concessi da musei internazionali e italiani, tra cui il Museo Nacional del Prado di Madrid, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, la Staatsgalerie di Stoccarda, le Gallerie degli Uffizi di Firenze, il Castello Sforzesco di Milano. Tali prestiti, oltre a tratteggiare il percorso pittorico di Bellotti, consentono di istituire importanti confronti con alcuni tra i massimi protagonisti del tempo: un esempio è il Democrito di Jusepe de Ribera proveniente dal Prado di Madrid, accanto al quale è esposto un Filosofo dipinto da Luca Giordano, in prestito dal Kunsthistorisches Museum di Vienna. Suggestivi paralleli con la pittura di Bellotti sono anche con opere di Guido Cagnacci, Domenico Fetti, Nicolas Régnier. Le straordinarie invenzioni bellottiane dialogano, nella seconda parte della mostra, con la contemporanea scena lombarda, richiamata in mostra da opere quali Lavori femminili di Monsù Bernardo, in prestito dal Musée des beaux-arts di Chambéry, e il Mendicante con due bambini del cosiddetto Maestro della tela jeans. Il percorso espositivo, che permette di comprendere la qualità della pittura di Bellotti e la singolarità della sua evoluzione stilistica, si articola in otto sezioni: Il pittore si presenta; La fortuna di Bellotti; Le parche e il filo della vita; La sapienza dei filosofi antichi; Il richiamo dell’occulto; Le vanità del mondo; Scene del quotidiano; La pittura della realtà. È la parte conclusiva della mostra che racchiude l’elemento di maggiore novità: se le tracce documentarie, talvolta enigmatiche, restituiscono il profilo di un artista irrequieto, prima in trasferta a Monaco di Baviera, poi a Milano e Mantova, le opere della fase finale, eseguite tra il 1670 e il 1690, sono votate alla rappresentazione di brani di vita quotidiana, con vecchi mendicanti e pellegrini. In particolare, i Popolani all’aperto sono per la prima volta riuniti con altri due dipinti di grande qualità di Bellotti: il Vecchio pellegrino con la sporta e il Vecchio pellegrino con la brocca, provenienti rispettivamente dal Museum of Art di Dallas e dalla National Gallery di Londra. L’evento rappresenta una preziosa occasione di riflessione e, al tempo stesso, un imprescindibile momento di sintesi nel contesto della cultura figurativa dell’epoca: un viaggio nella pittura di metà Seicento, che a Venezia produsse una stagione dagli esiti originalissimi. Una stagione segnata, soprattutto in laguna, dalla fioritura di nuove correnti espressive alimentate, per molti versi, anche dai dibattiti letterari e filosofici sorti all’interno delle accademie che ribadiscono, una volta di più, lo stretto rapporto che intercorre tra pittura e letteratura. Un itinerario di per sé articolato che contribuisce al fascino senza tempo della pittura di Bellotti, caratterizzata da soggetti misteriosi, spesso legati alla negromanzia, alla filosofia e all’esoterismo. «Una mostra incentrata su un pittore poco noto al grande pubblico come Pietro Bellotti e su un periodo della produzione artistica, il Seicento, al quale non viene dedicata un’ampia esposizione a Venezia da troppo tempo, rappresenta sicuramente una sfida per il museo ma risponde, al tempo stesso, a un preciso progetto culturale condotto da questa direzione, di valorizzare la storia e il patrimonio della pittura lagunare, anche attraverso il significativo tassello della pittura del XVII secolo», afferma il direttore delle Gallerie dell’Accademia, Giulio Manieri Elia. «Il percorso di riscoperta della personalità di Pietro Bellotti, di cui questa mostra rappresenta l’ultima tappa, affonda le sue radici nell’ambito del più ampio fenomeno concernente la messa a fuoco della straordinaria civiltà figurativa del Seicento, avviata tra la fine del XIX secolo e i primi decenni del secolo scorso. È proprio all’interno di questa congiuntura che il nome di Bellotti cominciò a emergere con sempre maggior frequenza, di volta in volta accostato a pittori di origine iberica, alcuni di impareggiabile levatura come Jusepe de Ribera e Diego Velázquez», dichiarano i curatori. L’esposizione, che si avvale di un comitato scientifico di alto profilo, è accompagnata dal catalogo Pietro Bellotti e la pittura del Seicento a Venezia. Stupore, realtà, enigma, edito da Officina Libraria è curato da Francesco Ceretti, Michele Nicolaci e Filippo Piazza. Oltre ai saggi dei curatori contiente approfondimenti di Bernard Aikema, Linda Borean, Marianna Liguori, Silvia Merigo ed Emilio Russo. (di Paolo Martini) —culturawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Scritto da: News News

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