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		Data di pubblicazione: 31/10/2025 alle 11:46
(Adnkronos) – “Solo metà dei centri oncologici italiani dispone di percorsi nutrizionali strutturati e accessibili in modo uniforme, con forti differenze territoriali: sono soprattutto i centri del Nord a esserne dotati. E nella metà dei casi la valutazione nutrizionale alla diagnosi non viene effettuata regolarmente e spesso è riservata solo ai pazienti con calo ponderale evidente, con neoplasie che compromettono l’alimentazione o in regime di ricovero. In quattro centri su dieci, inoltre, non vengono raccolte neppure le abitudini alimentari dei pazienti”. Sono questi i principali risultati della survey ‘Percorsi di screening nutrizionali in oncologia’, che ha coinvolto un campione di 100 strutture oncologiche ospedaliere italiane e che sarà presentata al congresso nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica, che si svolgerà a Roma dal 7 al 9 novembre prossimo. Inoltre, il 52% delle risposte proviene dai centri del Nord, il 29% dal Centro e il 19% dal Sud Italia: e anche questo è un segnale delle differenze territoriali che emergono dalla survey e che dipende dalla diversa concentrazione delle strutture oncologiche nel Paese. Promossa dal Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri (Cipomo), su proposta del Comitato Scientifico, l’indagine ha fotografato la presenza di percorsi nutrizionali, le modalità di valutazione dello stato nutrizionale e l’integrazione delle raccomandazioni nutrizionali nei servizi oncologici.
“Questi dati confermano che la nutrizione resta una delle aree più trascurate in oncologia, pur avendo un impatto diretto sugli esiti clinici – commenta Paolo Tralongo, presidente Cipomo e direttore dell’Oncologia Medica dell’Ospedale di Siracusa –. Come Collegio riteniamo prioritario uniformare l’accesso a percorsi nutrizionali dedicati, perché non può esserci una qualità di cura diversa a seconda del territorio. È un tema di equità e di diritto per tutti i pazienti oncologici”. “La malnutrizione, per difetto o per eccesso, rappresenta una delle sfide più rilevanti nella gestione del paziente oncologico – aggiunge Federica Grosso, responsabile scientifica della survey e oncologa presso l’Azienda ospedaliera universitaria di Alessandria –. Uno stato nutrizionale non adeguato, infatti, incide negativamente sulla qualità di vita, sulla tolleranza ai trattamenti, sulla prognosi e sui costi sanitari. Per questo abbiamo voluto realizzare questo lavoro: fotografare e misurare il problema significa renderlo evidente, sensibilizzare la comunità oncologica e promuovere interventi concreti per il futuro”.
Solo nella metà dei centri le indicazioni sulla corretta alimentazione vengono fornite in maniera sistematica, prevalentemente ai pazienti in terapia attiva o affetti da patologie che interferiscono con l’alimentazione. L’impiego di strumenti validati di screening (come Nrs-2002, Mna-Sf, Must, Mst), raccomandati dalle linee guida Espen e richiamati anche da Aiom, non è ancora diffuso in modo omogeneo. Inoltre, nella metà dei casi sono oncologi o infermieri a occuparsi dell’inquadramento nutrizionale, mentre la presenza di nutrizionisti e dietisti non è ancora garantita ovunque. La survey evidenzia inoltre che “la quasi totalità dei rispondenti ritiene utile disporre di materiale informativo esaustivo da fornire ai pazienti e avviare una presa in carico ambulatoriale dietologica con monitoraggio dello stato nutrizionale e prescrizioni personalizzate almeno per i pazienti a rischio”.
“La valutazione nutrizionale precoce alla diagnosi non è ancora sistematicamente integrata nei percorsi oncologici italiani – spiega Grosso –. Tuttavia, un segnale positivo arriva dal consenso quasi unanime degli oncologi: il 99% dei partecipanti ritiene fondamentali progetti educazionali che integrino corretta alimentazione e attività fisica, un binomio complementare e interconnesso, due pilastri inscindibili della prevenzione e della cura, considerati una protezione contro sarcopenia, cachessia, depressione e deficit immunitario. È necessario rendere omogenee le pratiche e avviare una presa in carico dietologica strutturata, con monitoraggio e prescrizioni personalizzate almeno per i pazienti a rischio”.
“La realizzazione di ambulatori e percorsi nutrizionali dedicati – conclude Luisa Fioretto, past president Cipomo e direttore Dipartimento Oncologico Azienda USL Toscana Centro – rappresenta uno degli aspetti nodali affrontati partendo con le survey nell’ambito del Laboratorio Cipomo avviato nel precedente mandato. Un Laboratorio che a seguire della pubblicazione del Manifesto sul profilo delle nuove competenze dei primari di Oncologia, ha avviato un articolato processo di riconfigurazione dei nodi e percorsi organizzativi dei reparti di oncologia ospedaliera. Tutto ciò al fine di costruire nel Paese una offerta sanitaria oncologica al passo con una domanda sempre più complessa”.
“Questa survey indica con chiarezza la direzione da seguire – precisa Tralongo –: l’integrazione della valutazione e del supporto nutrizionale non può più essere considerata accessoria, ma parte integrante e sistematica del percorso oncologico. Per questo Cipomo, oltre a rafforzare la formazione degli oncologi e promuovere la creazione di ambulatori nutrizionali dedicati, intende farsi promotore di un impegno condiviso con Istituzioni, società scientifiche e associazioni di pazienti, per sviluppare modelli organizzativi omogenei, ambulatori nutrizionali dedicati e programmi formativi che tengano conto delle risorse disponibili”. “L’obiettivo è duplice – conclude Grosso –: garantire equità di accesso a tutti i pazienti sul territorio nazionale e rafforzare una cultura della prevenzione e della cura che riconosca nella nutrizione e nello stile di vita due alleati indispensabili contro la malattia oncologica”.
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Scritto da: News News
 
		
			 
		
			 
		
			 
		
			 
		
			 
	
		
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