
Radio K55
Data di pubblicazione: 23/10/2025 alle 12:21
(Adnkronos) – “Nel trattamento del cancro del polmone abbiamo vissuto negli ultimi vent’anni una grande evoluzione, che ha visto l’inserimento dei trattamenti a bersaglio molecolare e dell’immunoterapia. In particolare, per la malattia Egfr-mutata – una condizione scoperta nel 2004 che riguarda una mutazione specifica a carico del gene Egfr – ha portato allo sviluppo di farmaci a bersaglio molecolare, capaci di colpire in modo mirato questa proteina. Da allora sono stati sviluppati vari trattamenti a bersaglio molecolare che, nelle generazioni successive, hanno dimostrato un’efficacia nettamente superiore alla chemioterapia che prima di allora era il nostro standard of care”. Così Andrea Ardizzoni, professore di Oncologia medica all’università di Bologna e direttore Doc Oncologia medica Aou di Bologna, ripercorre l’evoluzione dei trattamenti antitumorali, commentando i risultati dello studio Flaura2 che dimostrano l’efficacia della combinazione chemioterapia-osimertinib “negli esiti clinici sia in termini di durata della risposta e tempo alla progressione”, presentati recentemente al Congresso mondiale del cancro del polmone che si è svolto a Barcellona.
“Nel corso degli anni – spiega Ardizzoni – siamo arrivati a una terza generazione di inibitori dell’Egfr, tra cui in particolare l’osimertinib che dal 2018 è diventato la nostra terapia di riferimento per il cancro del polmone con mutazione di Egfr. Questa scelta si è basata sui risultati dello studio Flaura che dimostrò la superiorità dell’osimertinib rispetto al trattamento chemioterapico. Ovviamente la ricerca è andata avanti. Gli inibitori della tirosin-chinasi, come l’osimertinib, hanno rappresentato una grande evoluzione: hanno portato a triplicare l’aspettativa di vita dei pazienti con questa specifica alterazione molecolare. Tuttavia, dopo questi progressi iniziali – precisa l’oncologo – non abbiamo assistito a ulteriori miglioramenti: non sono comparsi inibitori più efficaci. Si è quindi pensato che un nuovo passo avanti potesse essere ottenuto solo aggiungendo qualcosa”.
Questo “è esattamente ciò che ha cercato di fare lo studio Flaura2 – illustra Ardizzoni – aggiungendo la chemioterapia all’osimertinib nel tentativo di potenziarne l’efficacia e migliorare i risultati a lungo termine. Lo studio ha randomizzato i pazienti con tumore del polmone e mutazione di Egfr a 2 trattamenti: uno con solo osimertinib e l’altro con osimertinib più chemioterapia. I risultati hanno mostrato in modo molto chiaro che la combinazione porta a esiti migliori, sia in termini di durata della risposta e tempo alla progressione, sia – e questo è il dato più recente, presentato al Congresso mondiale del cancro del polmone – in termini di sopravvivenza complessiva, aumentata di circa 10 mesi. Il guadagno di sopravvivenza a 3 anni – sottolinea – è di circa il 10%, un risultato che rappresenta un ulteriore, importante beneficio nel trattamento del cancro del polmone con mutazioni di Egfr”.
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Scritto da: News News
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