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Profezie e silenzi

today11/05/2025 - 14:04 14

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Data di pubblicazione: 11/05/2025 alle 14:04

E’ curioso che il primo Papa americano della Storia della Chiesa Cattolica sia salito al soglio pontificio dopo che tale fatto era stato, al solito, intuito e anticipato dalla creatività degli umani solo pochi anni prima.

Stavolta non si è trattato di letteratura, ma di produzione video, in piena consonanza con lo spirito del tempo.

Però è ancora più curioso che i grandi quotidiani italiani e tante altre testate giornalistiche siano usciti all’unisono, all’alba del 8 Maggio, intitolando i loro articoli con l’uso di una parola desueta e fuori moda: Profezia.

La Repubblica : “Il Papa americano, la profezia di Sorrentino in “The young pope”

IL Corriere : “The Young Pope, la profezia sorrentiniana di un Papa americano”

IL Fatto Quotidiano: “Leone XIV è il primo Papa americano della storia, la profezia di The Young Pope con Lenny Belardo”

Professione titolista

Ma la parola Profezia è intrisa in massimo grado proprio di quel Sacro e di quel Magico che apparentemente sono stati espulsi dai pensieri degli umani con l’affermazione del razionalismo scientifico.

Perché, dunque, la sensibilità dei titolisti di questi grandi quotidiani converge contemporaneamente e “magicamente” proprio su questa parola, invece di parlare semplicemente di intuizione o di caso fortuito?

L’umano conforme allo spirito del tempo, non si può permettere l’uso di un linguaggio antirazionalista, a prezzo di brutte figure. Ma, come abbiamo tante volte sostenuto nei nostri articoli precedenti, con l’uscita dell’irrazionale dalla casa degli umani, messo alla porta dal razionalismo scientifico, è seguito un pronto rientro clandestino dalla finestra. Clandestino perché si è occultato nell’inconscio. A chi, per lavoro o per momento di vita, getta lo sguardo oltre il confine del conscio, si svela infatti una grande nostalgia che qualcosa parli all’uomo e dell’uomo proprio a partire dalla sfera del Magico e del Sacro.

Dunque, la parola “Profezia” cattura l’attenzione delle forze inconsce molto più della parola intuito e il mestiere dei titolisti è quello di saper parlare all’inconscio prima e meglio che al conscio. A questo già si rivolge, prevalentemente, l’autore stesso dell’articolo di cronaca.

Professione Papa pop

Ma “The Young Pope”, la serie tv di Paolo Sorrentino del 2016, cui si riferiscono gli articoli, probabilmente non ha scelto l’America come paese di origine del “Pope” tanto per dare prova di magici doni profetici. Il giovane papa rappresentato è un concentrato di caratteristiche che descrivono alcuni dilemmi tipici dell’uomo moderno. Ed è ovvio che la sua provenienza americana ha anche a che vedere con il fatto che l’America è, da diversi decenni, esportatrice di modelli di umanità contemporanea, specialmente attraverso l’industria cinematografica. Il Papa della serie tv è americano solo perché meglio di tutti può parlare dell’uomo moderno.

Dall’articolo della Repubblica sopra citato leggiamo che Lenny Belardo si presenta così:

“47 anni, un Papa che indossa le infradito, beve coca cola dietetica alla ciliegia, fuma una sigaretta dopo l’altra, gioca a bowling, ha un canguro come animale domestico e crede nel potere dell’immagine quanto più questa è nascosta, misteriosa e intrigante. L’artista più famoso al mondo? Banksy. Lo scrittore? Salinger. Il gruppo di musica elettronica? I Daft Punk” dice ai suoi collaboratori quando espone la sua teoria della necessità di un Pontefice che non si mostri ai fedeli. Pio XIII (questo il nome scelto da Belardo) è un Papa giovane ma conservatore, interessato ai beni materiali più che a quelli spirituali”

Dall’articolo del Corriere sopra citato continuiamo a svelare il il volto di Pio XIII, un bel volto perché impersonato dall’attore Jude Law:

“Pio XIII è giovane ma molto conservatore … è contrario all’aborto, vuole cacciare gli omosessuali dalla Chiesa e ripristinare le messe in latino”

Il buco della fede, il tappo del fanatismo

Ma il fatto che la figura di Pio XIII serva per alludere a temi che vanno ben oltre la Chiesa Cattolica, nella serie tv diventa subito evidente nel primo discorso alla folla di fedeli, tutt’altro che rassicurante:

«Che cosa abbiamo dimenticato? Dio! E siete voi che l’avete dimenticato. Ma io non vi aiuterò. Io non sarò più vicino a voi di quanto non lo sia a Dio. Io sono il servitore di Dio, non il vostro. Siete voi che dovete ritrovare la strada, riscoprire il volto di Dio. E dopo, magari, potrete scoprire il volto del Papa». A quel punto abbandona la loggia vaticana senza impartire la benedizione. Anzi, dicendo tra sé e sé: «Non lo so se voi mi meritiate». Più avanti dirà: «Io voglio solo grandi storie d’amore. Io voglio dei fanatici di Dio. Perché il fanatismo è amore. Tutto il resto è soltanto un surrogato e deve restare fuori dalla Chiesa».

Dunque, un Papa contrario alla finta Chiesa povera, alla Chiesa mediatica, alla tolleranza. Lenny indossa veste papali sontuose, mozzette in velluto rosso, scarpe lucide, e catene d’oro con croci enormi: non rinuncia mai allo sfarzo. La scena dell’arrivo in Vaticano è folgorante. Cammina come una rockstar verso Piazza San Pietro, con abiti sfarzosi, una tiara papale che non si vedeva da decenni, e un’aria ieratica e glaciale.

La musica, le inquadrature, l’estetica: tutto richiama un videoclip, uno spot di moda, una sfilata divina.

Il pubblico, i cardinali e lo spettatore non capiscono se stanno assistendo a una rivelazione mistica o una pubblicità della fede. Lenny dice:

“La bellezza ha sempre avuto un ruolo decisivo nella teologia”.

Un Papa contro l’ideologia woke, reazionario, materialista, integralista, assolutista, edonista, consumista….

Ma utilizzando i simboli del consumismo come strumenti di potere e i simboli della fede come strumenti di mistero, forse per aumentare la suggestione da esercitare sul popolo.

Come se si trattasse di strategie per diventare più popolari, o far diventare la Chiesa più popolare. La FOMO è entrata finanche in Vaticano ? Dunque, se ne trae che, nelle vene degli uomini moderni, circola più FOMO che sangue. Se l’umano sparisce dai pensieri di un Dio che lo pensa, deve occupare il pensiero degli altri umani anche con strategie militari. “Bang Bang Bang !” diceva Steve Bannon, consigliere di Donald Trump durante il suo primo mandato presidenziale, per spiegare la strategia comunicativa volta a tenere alta la popolarità del suo assistito. Se volete approfondire è spiegato nell’articolo “Un terribile amore per la pace”.

Per Pio XIII esiste solo l’adorazione dell’assoluto di cui Dio è un termine implicito ma neanche indispensabile. Infatti la Fede non è più certezza obbligatoria neanche per il Papa.

Dio esiste ? Sì, ma in forma di domanda

Nell’episodio 4 della serie, durante un incontro privato tra il Papa e suor Mary, la figura materna che l’ha cresciuto, gli viene rivolta la domanda esplicita su Dio. A questo punto Lenny articola forse il suo discorso più profondo e meno scontato in un monologo che svolge un ruolo centrale in tutta l’opera.

“Io non so se Dio esiste. Ma la cosa importante è che non lo sa nessuno. Noi papi non sappiamo se Dio esiste. Ma sappiamo che esiste una domanda. E questa domanda è Dio.”

“Dio non parla, non dà risposte. Ma si nasconde dietro il silenzio. E chiunque sia capace di abitare quel silenzio, lo incontra.”

Il suo Dio non è un amico, né un padre, né un’entità rassicurante. È assenza, mancanza, silenzio assordante.

Nella storia dell’umanità c’è stato un tempo in cui gli dei parlavano agli uomini abitualmente. Nell’Odissea la presenza e le parole del divino sono costanti per tutta l’opera. Nell’Antico Testamento, Dio parla agli uomini in varie forme e modi. Nel Nuovo, attraverso il Cristo. Poi, gradualmente, tra gli dei e gli uomini cala un grande silenzio. Già nella mistica medievale alcuni autori hanno iniziato a tematizzare il silenzio divino ma riempiendolo di aspetti contemplativi e quindi valorizzandolo comunque.

Forse, il primo a interrogare questo silenzio in modo approfondito è stato il matematico e filosofo Blaise Pascal nel 1600. Per Pascal il silenzio di Dio non è più solo dato contemplativo, ma diventa una vertigine del pensiero e della condizione umana.

E proprio qui si innesta una frattura moderna: con la rivoluzione industriale e l’ascesa del razionalismo scientifico, quel silenzio divino ha perso ogni aura mistica e ha cominciato a pesare come vuoto. Dopo Pascal, il silenzio di Dio non è più soltanto assenza che accoglie, ma assenza che angoscia.

La domanda che scandalizza

Questo silenzio comincia a diventare assordante per gli umani più sensibili già due secoli fa. Uno dei primi a parlarne in modo esplicito è stato Fëdor Dostoevskij. Ne abbiamo accennato nell’articolo “La leggenda del grande inquisitore”. In quel capitolo dei “Fratelli Karamazov” dove Ivan, uno dei quattro fratelli, si scandalizza perché Dio non dà risposte e lascia l’uomo nudo della verità e torturato dalla domanda.

Il brano si conclude amaramente: se Dio è davvero così silenzioso, allora è crudele. Meglio restituirgli il biglietto dell’esistenza.

Nel pensiero contemporaneo, il silenzio di Dio si trasforma sempre più in mancanza irreversibile, in una condizione ontologica dell’uomo moderno. A questo proposito lo scrittore russo si esprimeva così:

“vivere senza Dio è un rompicapo e un tormento. L’uomo non può vivere senza inginocchiarsi davanti a qualcosa. Se l’uomo rifiuta Dio, si inginocchia davanti ad un idolo. Siamo tutti idolatri, non atei”.

Quindi, se Dio è silenzioso, l’uomo si troverà qualcosa o qualcun altro che gli parli, pur di sentire una voce che lo indirizzi, anche se questa voce non svela alcuna verità.

Ma ora uno stacco musicale.

La serie TV che scandalizza

Il lavoro di Sorrentino è stato molto criticato.

Dopo un iniziale silenzio, il quotidiano vaticano L’Osservatore Romano ha pubblicato una recensione della serie, definendola “frivola”, “caustica” e “grottesca” nella rappresentazione del Vaticano. La rivista cattolica italiana Famiglia Cristiana ha espresso preoccupazione per la rappresentazione dei personaggi, ritenuti caricaturali e creati per attrarre il pubblico americano. Ha criticato l’approccio estetico e la caratterizzazione dei personaggi, considerandoli esagerati e non rappresentativi della realtà della Chiesa.

Se le due testate avessero preventivamente richiesto una consulenza con qualche filosofo o psicoterapeuta di livello forse si sarebbero espresse in modo diverso. Infatti, nella cultura psicoterapeutica di tipo psicodinamico è noto che, quando un paziente si infervora a parlare di una cosa distante da sé, sta inconsapevolmente ed efficacemente parlando di qualcosa di molto intimo. Viceversa, quando parla in modo diretto di cose molto intime, occorre fare la tara, perché potrebbe essere più quello che occulta che ciò che svela. Per lo psicoterapeuta avere competenza di ciò è molto importante per porgere al paziente delle domande che lo aiutino ad avvicinarsi al nucleo della ricerca interiore che lo ha portato in terapia.

Allo stesso modo i critici che hanno inteso nel lavoro di Sorrentino una svalutazione del mondo cattolico, non si sono resi conto che la figura di Pio XIII è così concentrata nelle stanze delle mura vaticane da non poter dire nulla di queste, mentre invece dice molto di ciò che abita fuori di esse. Risulta evidente dalla distanza caricaturale che la figura di Pio XIII assume rispetto a quella di Papa Bergoglio, ma anche di Papa Ratzinger. “The Young Pope” parla di tutto meno che del Vaticano.

Un testo cinematografico o letterario non va sempre avvicinato come un’analisi critica. Ciò presupporrebbe che ogni significato prenda forma esclusivamente nelle stanze della consapevolezza. Ma così non è per ogni contenuto che emerge da un atto creativo umano.

Dalla risposta senza domanda alla domanda senza risposta

Il linguaggio dei capipopolo umani, di cui Pio XIII in un certo senso fa il verso, è un linguaggio di stile profetico.

Trump “Farò della striscia di Gaza una riviera del Medio Oriente!”

Putin “L’Ucraina tornerà in seno alla patria Russia”

Trump “Sposterò i palestinesi in Giordania e in Egitto”…

Musk “l’umanità diventerà una specie multiplanetaria”

Kurzweil “La vita umana sarà estesa, e potremo caricare le nostre menti nel cloud.”​

Eccetera eccetera.

Ma cosa è una profezia ? E’ una risposta che arriva senza che sia stata formulata una domanda. Dunque, solo una profezia può prendere il posto vuoto lasciato da quelle risposte che non arrivano e che piombano nella vedovanza le domande di significato dell’umano. Le profezie come tappo per non lasciar emergere il vuoto dei significati mancanti. Dal silenzio cosmico in cui gli umani si sono scoperti di abitare possono salvarli solo le profezie, come linguaggio del sacro che ritorna camuffato, o le risposte della Scienza. Ma queste ultime danno sollievo solo temporaneamente perché non fanno che spostare un pò più in là il confine del mistero, dell’inesplicabile, dell’assenza di un significante. Dopo un primo momento di sollievo per una nuova comprensione scientifica, l’angoscia di significazione ricomincia.

Ma non solo i capipopolo tappano il silenzio. Anche il popolo stesso si industria per non sentirne la presenza attraverso l’adozione di uno stile di vita superperformante.

Secondo il pensiero del filosofo Byung-Chul Han, gli umani abitano oggi la “civiltà della stanchezza”, in cui il rumore continuo delle prestazioni ha soffocato il silenzio, rendendo impossibile ogni esperienza dell’invisibile. Il Dio che tace non viene più cercato perché non c’è più uno spazio interiore capace di ascoltare.

Professione Papa

Per questi motivi il lavoro di Sorrentino presenta degli elementi di novità rispetto alle riflessioni di pensatori lontani come Dostoevskij, ma anche vicini come Nanni Moretti.

Infatti, nel precedente film di Moretti, “Habemus Papam”, del 2011, si presenta l’angoscia del cardinale Melville che viene eletto Papa suo malgrado.

Dopo un tormentato percorso, anche psicoterapeutico, arriva la rinuncia alla carica con le seguenti parole:

Io sento di essere tra coloro che non possono condurre, ma devono essere condotti. In questo momento posso dire soltanto pregate per me: la guida di cui avete bisogno non sono io, non posso essere io”.

Anche in questo caso si sono sprecati i titoloni sulla profezia di Moretti quando, due anni dopo, Papa Ratzinger, primo nella storia della Chiesa, rinuncerà all’incarico con queste parole:

Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino

Dando quindi la responsabilità della rinuncia a motivi di salute relativi al processo di invecchiamento. Ma poco prima della sua morte, Papa Benedetto XVI scrisse una lettera al suo biografo Peter Seewald in cui rivelava che l’insonnia cronica fu il “motivo centrale” delle sue dimissioni nel 2013. In essa, Ratzinger spiegava di aver sofferto di insonnia ininterrottamente sin dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia nel 2005, pochi mesi dopo la sua elezione a pontefice.

Emerge quindi un’analogia tra l’ansia del Cardinale Melville, protagonista del film di Moretti, e la realtà dell’insonnia di Papa Ratzinger emersa appena dopo l’incarico pontificio. Insonnia per la quale aveva dovuto fare uso di potenti sonniferi per tutti gli anni del pontificato.

Quindi Moretti mette in scena la difficoltà per un Papa moderno, ma in generale per ogni leader che si ponga come guida materiale e spirituale di un’umanità cambiata così profondamente. Una difficoltà da far percepire il compito come uno sforzo sovrumano. Soprattutto, aggiungiamo, se l’interpretazione del proprio ruolo va in direzione contraria allo Spirito del tempo, proprio come nel caso di Papa Ratzinger. Nell’articolo “Conosci la tua Natura” abbiamo affermato che il papato di Ratzinger ha messo al centro la lotta al relativismo. Quindi un papato che cercava di restaurare la preminenza dei valori assoluti in piena contrarietà con lo Spirito del Tempo dove il culto dell’effimero e del relativo ha ormai il consenso di ogni terrestre.

Professione Uomo

Qualche anno dopo questi fatti arriva quindi l’opera di Sorrentino. Il colpo di teatro consiste nel fatto che questo papa si integra perfettamente nello spirito del tempo. Pio XIII abita il consumismo ma lo fa in mondo talmente caricaturale da ridurlo a uno scherzo. Lo abita senza crederci.

Gli strumenti del consumismo (bellezza, immagine, shock visivo) sono adottati per rivelarne i limiti, e fare della religione uno spazio artistico, poetico e psichico. Così facendo mette in mostra il lato osceno del materialismo.

Sul piano della Fede il Papa di Sorrentino non si pone l’obiettivo di essere un manager del consenso, ma il custode del non visibile. Dove Ivan Karamazov si scandalizza del silenzio, Lenny Belardo ci abita. Non lo nega, non lo accusa. Lo trasforma in fondamento spirituale. Se Ivan si ferma all’ingiustizia, Lenny si spinge oltre: il silenzio è il luogo stesso in cui Dio può accadere.

Dove altri vedono nel silenzio di Dio un fallimento, Lenny vede l’unico spazio in cui Dio può esistere davvero.

È una posizione mistica, ma anche esistenziale: Il Dio del terzo millennio è un vuoto che struttura la fame di senso degli umani e che dà senso alla ricerca di senso anche quando non si trova. Come nelle parole della canzone di Vasco Rossi:

Voglio trovare un senso a questa vita

Anche se un senso questa vita non ce l’ha.

Sai cosa penso

Che se non ha un senso

Domani arriverà,

Domani arriverà lo stesso.

Un tipo di fede esperienziale e tragica, un’estetica del non sapere. Infatti, non c’è bisogno di sapere, basta interrogarsi.

La frase chiave di Lenny è “La domanda è Dio”, forse la migliore sintesi di una spiritualità non religiosa, ma comunque radicale. Che invita a non pretendere risposte a tutti i costi, ma a restare fedeli all’enigma.

E forse è proprio qui che abita ancora, nel tempo frammentato presente, una forma viva di fede: nella capacità di sostenere la domanda senza cedere alla disperazione.

E gli umani che hanno il coraggio di vivere con quella domanda dentro, forse sono già nel sacro.

Buon Universo a Tutti !

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Scritto da: mind_master

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