Missione israeliana a Washington, dopo la telefonata tra Biden e Netanyahu

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ieri, dopo la tesa telefonata con il presidente Biden, ha finalmente accettato di inviare una squadra di funzionari israeliani a Washington per discutere con quelli dell’amministrazione Usa una potenziale operazione di Rafah, mentre ciascuna parte sta cercando di chiarire all’altra la sua prospettiva.

L’accordo per tenere colloqui su Rafah è appunto arrivato mentre Biden e Netanyahu parlavano lunedì, il loro primo contatto dopo più di un mese di silenzio, mentre il divario è cresciuto tra i due sulla gestione della crisi alimentare a Gaza e sulla condotta di Israele durante la guerra. Per la Casa Bianca il consigliere per la sicurezza nazionale, Jack Sullivan, ha affermato che i colloqui che si svolgeranno nei prossimi giorni dovrebbero coinvolgere esperti militari, di intelligence e umanitari.

Sullivan ha inoltre riferito che Biden, nella stessa telefonata, ha esortato ancora una volta Netanyahu a non effettuare un’operazione a Rafah. Nei prossimi colloqui, ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale, i funzionari statunitensi definiranno un approccio alternativo che prenderebbe di mira gli elementi chiave di Hamas a Rafah e proteggerebbe il confine tra Egitto e Gaza senza una grande invasione di terra

Infatti la Casa Bianca è scettica nei confronti sul piano di Netanyahu di effettuare un’operazione nella città meridionale di Rafah, dove si stanno rifugiando circa 1,5 milioni di palestinesi sfollati, mentre Israele cerca di eliminare Hamas in seguito all’attacco mortale del gruppo militante del 7 ottobre . Obiettivo su cui però non sembra che ad oggi, dopo oltre cinque mesi, Israele abbia raggiunto i risultati sperati.