Trump impelagato nella ragnatela dei processi, durante la sua corsa presidenziale

Ieri un giudice federale Usa ha respinto la richiesta di Donald Trump affinché respingesse i suoi documenti riservati sul caso penale , ed è apparso scettico, dopo ore di discussione su un tentativo dell’ex-presidente di archiviare l’accusa prima del processo.

Il giudice distrettuale americano, Aileen Cannon, ha emesso a al proposito un’ordinanza di due pagine, affermando che, sebbene il team di Trump avesse sollevato varie argomentazioni che meritavano una seria considerazione, l’archiviazione delle accuse non era giustificata. Il caso riguarda le famose scatole di documenti, alcuni altamente riservati, che Trump portò nella sua tenuta di Mar-a-Lago, quando lasciò la Casa Bianca.

Cannon, nominata a suo tempo dall’ex presidente, aveva chiarito di essere riluttante ad archiviare uno dei quattro procedimenti penali contro il candidato repubblicano alle presidenziali del 2024. A un certo punto ha detto che un rigetto dell’accusa sarebbe difficile da accettare e che sarebbe un passo piuttosto inconsueto modificare lo statuto dell’Espionage Act che è alla base della maggior parte dei crimini contro Trump.

La sentenza di Cannon è una modesta vittoria per la squadra del procuratore speciale Jack Smith, che, oltre al caso dei documenti riservati, sta portando avanti un altro procedimento giudiziario contro Trump con l’accusa di aver complottato per ribaltare i risultati delle elezioni presidenziali del 2020.

Ma ha lasciato senza risposte le domande su quando il caso potrebbe andare a processo. La mozione sulla questione se a Trump fosse consentito, ai sensi del Presidential Records Act, di conservare i documenti dopo aver lasciato la Casa Bianca, rimane in sospeso, ma anche il giudice sembrava poco propenso ad archiviare il caso.